"Storie Vere e Fantastiche dell’Isola di Sardegna”




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SAS SURBILES”


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di

Angelo Meridda Dessena

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(Milis - Marzo 2017)




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Sas Surbiles



   Raccontava mia nonna che Sas Surbiles erano degli esseri  umani

mezzo uomini e mezzo bestie che avevano la coda.

   Erano persone molto cattive che quando si trasformavano in  bestie

erano molto pericolose e facevano del male alla gente.

   Il Wagner nel suo libro “La Vita Rustica” a pagina 126 dice  che:

<sas Surbiles erano specie di Vampiri, uomini o donne, che  venuti al mondo

con una codina d’acciaio, succhiavano il sangue dei neonati e per difendersi

da loro bisognava mettere in casa la falce  con la punta e i denti all’insù

(a pikku a susu)possibilmente sistemandola sopra il contenitore del grano

che così veniva preservato dall’attacco degli insetti (punteruolo del grano).





Di notte queste Surbiles, trasformate
in bestie, andavano nelle case dove
c’erano bambini piccoli ma erano
fermate  dalla falce di cui s’intrattenevano
a contare i denti (circa 600); ma poiché
esse erano in grado di contare solo sino
a sette, ricominciavano sempre da capo
sino a che l’alba le costringeva alla fuga
per non rischiare di rimanere incenerite
prima di ritrasformarsi in persone>.




   La signora Francesca Manunta di Milis, raccontava che un giorno, quando

aveva le bambine piccole, aveva trovato nel cortile lo scheletro di un gatto.

   Lei giurava che quello scheletro il giorno prima non c’era e perciò aveva

pensato che si trattasse dei resti di una Surbile che non aveva fatto in tempo

a rientrare a casa ed era stata incenerita dai raggi del sole.

   Subito aveva sotterrato le ossa ed aveva appeso la testa ad un


chiodo conficcato nel muro

perché  le avevano raccontato

che così  nessuna altra Surbile

sarebbe tornata in quella casa

spaventata da quel teschio.



   In altre parti della Sardegna
raccontano che Sas Surbiles
sapevano contare solo sino a “tre” e per fermarle bastava mettere vicino alla porta di casa
una scopa o un pettine con la testa o i denti rivolti all'insù  e  loro si sarebbero fermate  a contarne i fili  o  i denti.


Un'anziana signorina di Milis ricorda che la madre tutte le notti  prima di coricarsi metteva la scopa, con la testa all'insù, a fianco della porta per uscire in cortile, ma nè lei nè la madre sapevani il perchè lo si facesse.
Forse sua madre lo aveva visto sempre fare a sua madre o sua nonna e lei aveva continuato a farlo come consuetudine e superstizione.

In altri paesi raccontavano  anche che le Surbiles per entrare nelle case, ungendosi con oli particolari, potevano trasformarsi in mosche o altri insetti e poi in gatti per poter succhiare il sangue dei neonati, specialmente quelli non battezzati, e raccomandavano di recitare,prima di coricasi, “Is Brebus” (le "preghiere") per tenerle lontane.


Surbile Surbile, su sambene meu lassa, deretu che passa,

deretu c’as a passare,in abba de sette mares,

in pilu de sette gurpes, una preda t’ingurtes,

in ue bind’at meda,t’ingutes una preda,

in ue bind’at pacas,colada non bi facas”.

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(“Surbile Surbile, il mio sangue lascia, passa dritto,

perché dritto passerai,nell’acqua di sette mari,

nel pelo di sette bestie, una preda ti inghiottisci,

dove ce ne sono molte,ti inghiottisci una preda,

dove ce ne sono poche,non passarci”)

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Raccontavano che diventava "Surbile" il settimo nato di sette figlie

femmine  o sette figli maschi.

Si diceva che deponesseri il sangue succhiato dai nonati nella cenere calda

del focolare dove si trasformava in "sanguinaccio" (pietanza tipica della

tradizione culinaria sarda) che era il loro cibo preferito.

Agivano sempre al buio tra mezzanotte e le tre del mattino.

Per spostarsi in fretta usavano una formula magica che diceva:


<   Folla a subra de folla   /   très oras andai   /   e très oras a torrai   >

   (  Foglia sopra foglia   /   tre ore ad andare   /   e tre ore a tornare   )


Contro di esse veniva pregato San Sisinnio, l'unico santo che fosse

in grado di neutralizzare il loro potere.


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Anche ai giorni nostri queste Surbiles esistono ma sono molto

limitate nella loro attività dannosa perché i bambini sono

molto pochi e tutti tengono le case ben chiuse, illuminate e molte

anche protette da sofisticati apparati elettronici.

La pulizia e le quotidiane disinfestazioni coi moderni e potenti insetticidi

inoltre rendono loro la vita molto difficile per cui se ne stanno

buone e tranquille nelle loro case.


Angelo Meridda Dessena



Angelo Meridda Dessena

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