- Storie Vere e Fantastiche dell'Isola di Sardegna - di Angelo Meridda Dessena ----<<>>---- MI L I S TRA STORIA E LEGGENDA ----ooOoo---- IL FANTASMA DEL PALAZZO BOYL ----ooOoo----
( Novembre 2001 ) ----------<<O>>----------
Al carissimo ed indimenticabile RAIMONDO PILO DI BOYL (Barone XXIII, Quinto Conte di Villaflor, Ottavo MARCHESE di PUTIFIGARI) aiuto indispensabile e prezioso nella mia ricerca sulla “Famiglia Boyl” Angelo Meridda Dessena
----------<<O>>---------- TESTO, RICERCA, DISEGNI e REALIZZAZIONE DI ANGELO MERIDDA DESSENA ----------<<O>>---------- IL FANTASMA DEL PALAZZO BOYL
----ooOoo---- C’è un fantasma che abita da 165 anni nel Palazzo Boyl di Milis. E’ lo spirito del capo distillatore Giuseppe Panza di Marsiglia. Questo signore, che lavorava a Nizza, venne a Milis su invito del Marchese Francesco Boyl per impiantare e dirigere una distilleria di fiori d’arancio. Era l’anno 1837 ma il progetto della distilleria fallì perché Il 30 Dicembre dello stesso anno Giuseppe Panza morì nel palazzo del Marchese a soli 25 anni d’età. Lo storico Casalis dice che il distillatore morì <<....per la solita ragione che muore la maggior parte dei forestieri che non si moderano nel bere alcolici e non si curano minimamente della loro salute >>. -Francesco Boyl- Nonostante il capo distillatore fosse ampiamente vaccinato per qualsiasi bevanda alcolica, la sbornia che si prese durante le feste della fine di quel 1837 fu sicuramente fuori dal comune, tanto che non riuscì a superarla e morì. Morire così giovane creò sicuramente un grosso trauma nello spirito del distillatore che non si rassegnò ad abbandonare questo mondo, nel quale aveva vissuto così poco, e quella casa dove era stato accolto con tanto affetto, quasi fosse una persona di famiglia e verso la quale si sentiva debitore per non aver mantenuto i propri impegni. A dirmi queste cose sono alcuni anziani di Milis che ricordano i racconti dei loro genitori e dei loro nonni che avevano lavorato per tanto tempo alle dipendenze del Marchese. Tutti dicevano che nel Palazzo del Marchese c’era uno spirito che forse stava scontando in terra le pene del Purgatorio. Nel Palazzo la servitù veniva alloggiata al piano superiore separato dal tetto da una soffitta dove di raro saliva qualcuno per metterci oggetti fuori uso. ( Il Palazzo Boyl di Milis ai tempi del Distillatore - foto Delessert 1854-)
Di notte in quel sottotetto si sentivano rumori di ogni genere: passi di persone che camminavanoavanti e indietro per ore, tintinnio di bicchieri e bottiglie urtati e caduti per terra, fischi e sbuffi come se un grosso alambicco fosse sempre in funzione e, negli ultimi giorni dell’anno, nella ricorrenza della morte del Distillatore, dalla soffittasi sentiva, per diversi giorni, un forte profumo di acquavite appena distillata. Nessuno si sognò mai di salire nella soffitta per controllare cosa fossero quei rumori ma tutti erano più che convinti che a farli fosse il “Distillatore“ che in quel modo - Alambicco - faceva sentire la suapresenza. <<E' un bravissimo spirito>> affermavanotutti, <<non ha mai fatto del male a nessuno e noi lo lasciamo in pace e lo rispettiamo. Anzi è possibile che la nostra compagnia gli piaccia perché quando durante le feste beviamo vino e acquavite, anche se lui non ne può bere, essendo uno spirito , può almeno godere del buon profumo che esce dalle bottiglie e dai nostri bicchieri e dimostra la sua felicità facendo dei fruscii e dei rumori simili ad una dolce musica >>. - Il Distillatore - Una volta, mi raccontano, ha anche salvato la vita ad un domestico che, alzatosi molto presto al mattino, forse ancora mezzo addormentato, inciampò per le scale e rotolò giù giù sino in fondo. Tante altre persone erano morte o rimaste gravemente invalide anche per cadute meno gravi di quella, ma il domestico disse subito che a salvarlo era stato lo spirito del buon Distillatore che in fondo alle scale lo aveva preso in braccio e depositato piano piano per terra. Giurava che a salvarlo fosse stato quello spirito buono perché appena si era ripreso dallo spavento aveva sentito attorno a sè un forte odore di acquavite. In effetti tutti gli credettero perché solo un fatto miracoloso o soprannaturale avrebbe potuto salvarlo da quella caduta. Da quel giorno tutti si convinsero di essere sotto la protezione di uno spirito buono e lavorarono e vissero felici per tanti anni. Un vecchio che era un po' discosto dagli altri mi fece cenno di avvicinarmi e di sedermi vicino a lui. Si chiamava Ziu Perdu e mi meravigliai molto che mi avesse chiamato, perché era una persona solitaria e taciturna e non avevo mai avuto occasione di sentirlo parlare. <<Vedi >>, mi disse, << tutti mi considerano un mezzo pazzo perché in passato ho raccontato alcuni fatti veramente incredibili che mi sono successi nella vita. Io l’ho conosciuto veramente il Distillatore! Ed anche adesso, ogni tanto, viene a trovarmi a casa, - Ziu Perdu - ora che io non posso più camminare per andare a trovarlo al Palazzo. Quello spirito è veramente buono e generoso come dicono e devo tutto a lui se oggi la mia famiglia ed io viviamo in una certa agiatezza. Tanto tempo fa, quando ero ancora giovane, ero poverissimo e ciò che guadagnavo lavorando per il Marchese bastava a mala pena a dare da mangiare a mia moglie ed ai miei figli e, per vestirci usavamo i vecchi abiti e gli stracci che ci regalavano. Io ho sempre lavorato onestamente senza mai rubare né imbrogliare nessuno e forse è per questo che quel buon fantasma mi ha preso in simpatia e mi ha aiutato. All’inizio lo vedevo di notte come in un sogno; lui arrivava vestito da gran signore, con i baffi ed i capelli lunghi e con un bellissimo mantello che lo copriva sino ai piedi, chiuso sul davanti da una catena d’argento . Mi salutava chiamandomi per nome e mi chiedeva come era andata la giornata, come stava la mia famiglia e come stavo io. Chiacchieravamo così per buona parte della notte, poi a me sembrava di addormentarmi e tutto finiva. Una notte gli raccontai che quel giorno la mia famiglia aveva dovuto digiunare perché uno dei bambini si era ammalato ed i soldi erano serviti per pagare il dottore e per comprare le medicine. Pregavamo continuamente il buon Dio perché lo facesse guarire al più presto altrimenti saremmo morti tutti di fame. Sentendo questo il Distillatore si alzò in piedi e mi invitò a seguirlo. Scendemmo giù al piano terreno dove viveva il Marchese con la sua famiglia e camminammo sino ad arrivare alla camera da pranzo dove ci fermammo davanti ad un grande caminetto che stava nella parete di fondo. Io non ero mai entrato in quella parte della casa e guardavo con meraviglia la ricchezza ed il lusso con cui era arredata. A fianco del caminetto c’era una piccola porta e sopra, appesa ad un chiodo, una chiave. Il fantasma prese la chiave, aprì la porta e mi invitò ad entrare assieme a lui in un lungo e basso corridoio illuminato da alcune candele, ma prima mi avvertì di non toccare niente di tutto ciò che avessi visto perché mi stava portando in un luogo dove lui non aveva alcun potere. Quello infatti era il posto dove abitava da più di seicento anni lo spirito del “Curatore di Milis“, un ricco ed importante personaggio, una specie di Viceré, vissuto ai tempi dei Giudici d’Arborea. Solo se il proprietario del posto mi avesse dato il permesso, avrei potuto prendere qualcosa. Il corridoio finiva in una piccola camera dove in un angolo c’era un mucchio di monete d’oro tanto lucenti che il riflesso illuminava a giorno tutta la stanza. Io rimasi a bocca aperta dalla meraviglia, legambe mi si piegarono e caddi seduto per terra. Il Distillatore mi disse di aspettare lì mentre lui andava a cercare il padrone di casa che in quel momento non c’era. L’assenza del mio buon spirito si stava facendo troppo lunga e mentre mi ripassavano per la mente tutti i tristi avvenimenti che mi erano successi ebbi tanta paura di andar via da quel paradiso senza niente. Fu proprio la paura che mi fece fare quello che in altri momenti non avrei mai fatto, nè mi sarei mai sognato di fare. Allungai la mano verso il mucchio di monete d’oro, ne presi tre fra le più piccole, e veloce me le infilai nella tasca dei pantaloni. Con quelle, pensai, avrei potuto pagare i debiti e dar da mangiare alla mia famiglia per un bel po’ di tempo. Quando il Distillatore rientrò nella stanza del tesoro mi disse che il padrone di casa era sicuramente andato molto lontano perché non era riuscito a trovarlo e mi invitò a seguirlo promettendomi che saremmo tornati il giorno dopo. Ma, appena mi alzai e feci il primo passo verso l’uscita, le tre monete che avevo preso senza permesso diventarono incandescenti, mi bruciarono la tasca dei pantaloni, la gamba e caddero di nuovo nel mucchio. Il Distillatore si adirò moltissimo perché mai si sarebbe aspettato un simile gesto da parte mia e a niente valsero le mie scuse e le mie giustificazioni. Tutto in quel momento diventò nebbioso e confuso ed io mi svegliai coricato sulla solita stuoia vicino al fuoco. Poiché il bruciore della gamba si faceva ancora sentire guardai i pantaloni e vidi che la tasca era tutta bruciata. Pensai di aver solo sognato e che la bruciatura l’avesse provocata qualche grossa scintilla saltata dal fuoco. Mi rattristai ancora di più perché ora bisognava rattoppare i pantaloni, sacrificando un pezzo di quello che rimaneva di una delle due lenzuola che mi aveva regalato il buon Marchese per il mio matrimonio. Con quelle lenzuola benedette mia moglie aveva fatto tutte le fasciature e le camiciole dei nostri figli e parte ne aveva usato per rattoppare i nostri abiti. L’indomani mattina chiesi ad una delle domestiche di farmi entrare nella camera da pranzo per vedere se esisteva veramente il caminetto che avevo visto nel sogno. Con mia grande meraviglia vidi che in fondo alla sala c’era un caminetto uguale a quello che avevo sognato e di fianco c’era anche la porta e la chiave appesa al chiodo. Chiesi alla domestica cosa ci fosse dietro quella porta e lei per tutta risposta prese la chiave e l’aprì. Dietro c’era una stanzetta buia e nera piena di carbone che, secondo la domestica, veniva usato per accendere il fuoco. Io invece ho sempre pensato che fosse stato lo stesso fantasma del Curatore a trasformare in carbone le sue monete d’oro, evitando così che qualcuno potesse ancora rubargliele. Per diverse notti il Distillatore non venne più nei miei sogni e le cose in casa mia andarono via via sempre peggiorando finché un giorno, al colmo della disperazione, salii sul terrazzo che c’è in cima al Palazzo del Marchese deciso a buttarmi giù nel cortile e così farla finita per sempre. Guardai istintivamente giù e vidi il Distillatore seduto su di un carretto che camminava senza che nessun animale lo tirasse. << Ciao Pietro >> mi disse salutandomi con la mano alzata, << vieni giù che voglio parlarti >>. Rimasi molto meravigliato, non tanto perché il carretto stesse camminando da solo, quanto perché era la prima volta che quel Fantasma si faceva vedere di giorno alla luce del sole. Mi affrettai a scendere ma quando uscii nel cortile il carretto stava già svoltando l'angolo della casa. Gli corsi dietro, ma quando anch'io svoltai l'angolo vidi che il carretto ed il fantasma erano spariti. In quel momento uno dei domestici mi chiamò per aiutarlo a spostare una grossa botte e così, tra un lavoro e l'altro, dimenticai i miei brutti propositi e la sera, quando mi coricai vicino al fuoco, mi addormentai subito profondamente. Quella notte arrivò il fantasma del Distillatore che mi venne vicino e si sedette accanto al fuoco . Io avevo troppa vergogna per parlare ed aspettai che fosse lui ad incominciare il discorso. Finalmente quella notte si chiarirono tutti i malintesi ed anche lui dovette ammettere che, nonostante io avessi potuto scegliere fra tante grosse monete, avevo invece preso le più piccole a dimostrazione della mia onestà e delle mie buone intenzioni. Certo non avrei dovuto fare neanche quello, ma la paura certe volte riesce a togliere la volontà anche alle persone più oneste. Quella notte parlammo a lungo di tantissime cose e quando alla fine il il fantasma stava per andar via mi disse che aveva deciso di aiutarmi ancora. Secondo lui nel giardino del Marchese, vicino ad un muro, c’era un carretto che nessuno più usava tanto era vecchio. Sulle fiancate c’era disegnato un bue che rappresentava lo stemma del Marchese Boyl suo proprietario. Bene, io avrei dovuto chiedere al Marchese di regalarmelo, aggiustarlo ed usarlo per trasportare ogni genere di merce facendomi pagare per il lavoro. Lo ringraziai per il buon consiglio ma gli feci notare che, se anche il Marchese mi avesse regalato il carretto, non avevo soldi per comprare un asinello che lo tirasse. Lui mi rispose di non preoccuparmi perché ero abbastanza forte per trainarlo io stesso e poi miavrebbe aiutato lui nei momenti più difficili. L’indomani, quando andai al giardino del Marchese vidi che vicino ad un muro c'era proprio un vecchio carretto. Io non l’avevo mai notato, nonostante in quel giardino ci fossi andato tantissime volte per lavorare. Per non indispettire il Distillatore decisi di fare come mi aveva detto. Il buon Marchese non ebbe nessuna difficoltà a regalarmi il vecchio carretto che ormai, secondo lui, poteva servire solo per accendere il fuoco. Anzi fece di più e mi dette anche le tavole ed i chiodi che occorrevano per aggiustarlo. Per non perdere il lavoro che mi permetteva di portare qualche soldo a casa, lavoravo attorno al carretto parte della notte e nei giorni di festa. Quando finalmente il carretto fu pronto, il mio primo cliente fu proprio il suo vecchio proprietario, il Marchese, che forse era curioso di vedere come avrei fatto ad usarlo senza un somaro. Seppi in seguito che la sua intenzione, vista la mia buona volontà, era quella di regalarmelo lui il somaro ma non ce ne fu bisogno perché il mio primo trasporto, fatto ad un paese vicino, arrivò bene e molto prima che se avessi avuto un asinello per tirare il carretto. Solo dopo quel primo viaggio capii che a farlo camminare era il fantasma del buon Distillatore che lo tirava e spingeva lasciando a me solo il compito di guidarlo nella giusta direzione. Da quel giorno tutto cambiò in bene nella mia vita; lavoravo giorno e notte trasportando tutto ciò che era trasportabile, praticavo prezzi molto bassi e a tanti, che erano poveri, non chiedevo nulla. E’ così che ho tirato su la mia famiglia con un certo benessere e quando sono stato troppo vecchio per viaggiare ho lasciato il mio carretto in eredità ai miei figli ma, visto che ne avevano la possibilità, ora hanno comprato un somarello. Anche loro lavorano onestamente come facevo io e penso che se anche il Distillatore ora non li aiuta, riusciranno ugualmente a farsi una vita agiata e felice. Questa è stata la mia vita col buon -Battista e Palmerio - (foto don Cesario Sias) Distillatore e se ti dovesse capitare di andare al Palazzo del Marchese, chiamalo a mio nome; sono sicuro che si farà vedere anche da te>>. << A me farebbe veramente piacere incontrarlo >> gli risposi, << ma non credo che questo sia possibile perché, come anche Voi sapete, nel Palazzo hanno cambiato tutto e fatto tante cose nuove. Io penso che il buon Distillatore abbia ormai lasciato il Palazzo per cercarsi qualche posto più adatto alle sue condizioni di fantasma, un posto cioè pieno di stanze nascoste e di passaggi segreti >>. << Non è così >> mi rispose, << il mio carissimo amico è ancora lì nelle sue stanze, nei sotterranei e nei passaggi segreti che nessuno è ancora riuscito a trovare. Credimi, perché io li ho visti con i miei occhi e posso giurartelo sui miei figli che sono la cosa più cara che ho al mondo. Vai a cercarlo, salutalo da parte mia e digli che venga presto a trovarmi >>. Mentre andavo via mi voltai e vidi che Ziu Perdu guardava lontano, verso il Palazzo, con la speranza forse di vedere da qualche parte il fantasma del Distillatore. §- I racconti dei vecchi di Milis edin particolare quello di Ziu Perdu mi avevano un po’ turbato e qualche tempo - Il Palazzo Boyl Oggi - (foto Meridda) dopo, ripensandobene a tutto ciò che mi avevano detto, molti dubbi e perplessità si insinuarono nella mia mente. Alla fine decisi di andare al Palazzo del Marchese per vedere di persona se qualcosa di vero potesse esserci in quei racconti. Mi incamminai dunque portando però con me, per ogni evenienza, un piccolo omaggio per il Distillatore: una bottiglia di ottima acquavite appena distillata. Angelo Meridda Dessena
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N.B. il personaggio del Capo distillatore Giuseppe Panza Marsigliese morto a Milis il 30 Dicembre 1837 in casa del Marchese Boyl è realmente esistito. Questo è l'atto di morte riportato nei registri dei morti della Parrocchia di Milis a pagina 52. Giorno 30 Dicembre anno Domini 1837 Milis Giuseppe Io sottoscritto Proparroco Di questa chiesa S. Sebastiano Martire seppellii Panza Giuseppe Panza Marsigliese, di 25 anni, morto di morte naturale in casa Marsigliese del Marchese Boyl, è stato seppellito nel cimitero di San Paolo Apostolo. Di ciò (facio fede) . Sacerd(ote) Propar(roco) Teol(ogo) Angelo Maria Puliga ------------------------------------------- TESTIMONIANZE RECENTI §- Il giorno 11- Luglio 2011 il signor Carta Pietrino di 80 anni di Milis, mi ha detto che il padre Antonio, classe 1891, gli aveva raccontato un episodio che gli era capitato - Pietrino Carta - quando faceva il guardiano nel giardino di agrumi di Salvatore Perra di Milis chiamato "Piscupieddu", giardino che aveva acquistato dal Marchese Boyl di Milis. Aveva visto un mostro a forma di tartaruga (unu tostoìnu) con una coda lunga due metri e corazzata e il padre gli aveva aizzato contro la cagnetta "Considera" che aveva con se. Ma appena la cagnetta aveva morsicato il mostro, era rimasta carbonizzata ed il mostro si era infilato in un grosso buco sotto terra. Il padre aveva scavato ma non aveva trovato nulla. Il giorno dopo aveva raccontato il fatto ad un amico e questo gli aveva detto di stare attento perché quello era lo spirito di "Su Marchesi Mannu" (Il Marchese Grande) che spesso appariva in quel giardino. Se uno avesse voluto impossessarsi del suo tesoro avrebbe dovuto dire al Mostro "Lassami tottu e baidinchi" (lasciami tutto e vattene) e contemporaneamente avrebbe dovuto togliersi il cappello e buttarglielo addosso prima che avesse il tempo di nascondersi sotto terra. §- Il signor Pietrino mi ha anche raccontato un altro fatto capitatogli quando aveva circa 17 anni, nel 1948 anno in cui era stato dato nelle case il D.D.T. contro le zanzare. In quel periodo era venuto a Milis, per andare a caccia, il Marchese assieme ai suoi familiari ed amici e pernottavano al piano terra del Palazzo mentre le domestiche dormivano al primo piano. Il padre Antonio che allora era Fattore del Marchese lo aveva mandato al Palazzo per fare compagnia alle donne ma durante la notte il signor Pietrino, che dormiva in una stanza senza finestre, a causa dell'odore insopportabile del D.D.T., si era alzato ed era andato nella stanza attigua che aveva la finestra dalla quale si vedeva la piazza. Dopo aver respirato un po d'aria pura si era voltato per tornare nella sua stanza ed aveva visto davanti a se un signore molto alto, vestito con stivaloni, frak, cappello e bastone che lo guardava senza parlare. I due si erano guardati per un bel po di tempo e poichè il nuovo arrivato non si muoveva nè parlava, Pietrino era andato in camera sua e si era ricoricato. L'indomani aveva raccontato il fatto al padre ed alle domestiche e tutti gli avevano raccomandato di non parlarne con nessuno perché sicuramente si trattava dello spirito di "Su Marchesi Mannu" (il Marchese Grande) che non bisognava contrariare in nessun modo altrimenti era capace di fare grossi dispetti. Infatti nel Palazzo molto spesso avevano sentito forti rumori e avevano trovato interi locali "Furriadoso a Fundu in Susu" (messi completamente a soqquadro) nonostante fossero stati riordinati da poco. --------------------------------- Angelo Meridda Dessena via San giorgio 19 09070 MILIS (OR) Tf. 0783-51256 www.angelomeridda.it |