Accensione del fuoco
L'accensione del fuoco in Sardegna con l'uso dell'acciarino e della pietra focaia è stata utilizzata sino alla seconda guerra mondiale. In quel periodo, infatti, tutti i contadini e gli agricoltori che trascorrevano in campagna buona parte del giorno a lavorare o ad accudire il bestiame, se erano fumatori, avevano la necessità di accendere molto spesso le sigarette, i sigari o la pipa. In quei tempi i fiammiferi erano rari e costosi e per questo tutti avevano rispolverato l'antico "Accendino"dei nonni fatto con un oggetto d'acciaio, una pietra focaia e l'esca. (In questo video l'esca è fatta con pezzetti di ferula carbonizzati)
Dopo 40 anni di infruttuose ricerche sul modo di accendere il fuoco da parte dei popoli primitivi, finalmente il 23 Settembre
Francesco Zucca con la moglie Maria Antonia Zucca
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del 1989 il gentilissimo signor Francesco Zucca di Bauladu (OR) mi regalò il suo “accendino” fatto con una pietra focaia, un vecchio coltello a serramanico ed una scatola di latta contenente l’esca ricavata da un pezzo di maglina carbonizzata. Lo stesso signor Francesco mi fece vedere come funzionava lo strumento che, se anche utilizzava materiali moderni come la scatola di latta ed il coltello a
serramanico, funzionava come gli strumenti utilizzati per accendere il fuoco sin dal periodo degli antichi romani.
I Romani infatti accendevano il fuoco battendo una pietra focaia con un pezzo di ferro temperato (l’acciaio) facendo cadere le scintille che scaturivano, su un materiale tenero ("L'Esca" fatta di ferula, asfodelo, tessuto, fungo, ecc.) reso più infiammabile con la carbonizzazione. IL signor Francesco mi raccontò che durante l’ultima guerra (1940-1945) mancava più o meno tutto e tra le altre cose anche i fiammiferi. Questi erano indispensabili per chi lavorava in campagna, come pastori ed agricoltori, che dovevanoaccendersi la sigaretta lontani dalle abitazioni. Quando invece si trovavano vicino alle case non c’era alcun problema in quanto nei tempi passati, tutto veniva cucinato sul fuoco di legna o di carbone che non veniva spento mai né di notte né di giorno per tutto l’anno.
Lui, che era un fumatore, si era costruito questo accendino seguendo le indicazioni di suo padre e di suo nonno. Per farmi vedere come funzionava aveva aperto la scatola, aveva preso in mano la pietra focaia ed il coltello ed aveva iniziato a battere con forza il dorso della lama del coltello sulla pietra facendo in modo che lescintille prodotte cadessero sul pezzo di maglina carbonizzata che c'era dentro la scatola.
Dopo qualche minuto una scintilla più grande delle altre cadde sull’esca che incominciò a bruciare senza fiamma.
Signor Francesco avvicinò una sigaretta al punto dove l’esca era incandescente e, dopo aver fatto qualche tirata, la sigaretta si accese.
Fatto questo richiuse la scatola per fare in modo che l’esca, privata dell’aria e quindi dell’ossigeno, si spegnesse e potesse essere conservata asciutta e pronta per un’altra volta. ( fu un vero peccato riscoprire le antiche usanze perché la mancanza di cerini, per molti, sarebbe stata sicuramente un’ottimaoccasione per smettere di fumare -< nota dell’autore >-)
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